Testo originale di Luca Masia
interpretato da Luigi Burruano, Giorgio Lupano, Flavio Bucci, Mariano Rigillo
scenografia di Giantito Burchiellaro
costumi di Franco Folinea
musiche di Mario Saroglia
luci di Aldo Solbiati
regia di Davide Rampello
Nota di regia di Davide Rampello
Sono convinto che il Festino di Santa Rosalia rappresenti una delle più importanti manifestazioni della teatralità popolare italiana. Quest’anno, il desiderio di rendere omaggio alla Santa di Palermo, valorizzando i significati simbolici della sua storia e riportando alla luce la vastità di dati emersi dalle documentazioni d’archivio, mi ha guidato nel tentativo di creare uno spettacolo che fosse in grado di uscire dall’ambito ristretto delle mura palermitane e potesse interessare un pubblico ancora più vasto, ponendosi come universale rappresentazione del rapporto tra vita e morte, del dialogo tra sfera celeste e terrestre. Per fare questo, occorreva individuare un elemento narrativo inedito,
capace di dare nuove prospettive alla vicenda della peste a Palermo.
Nel periodo di Natale, mentre curavo la messa in scena del monologo sulla vita del Serpotta,
ho avuto modo di leggere i testi di Mendola e Abbate su Van Dyck a Palermo tra il ’24 e il ’25.
Subito è scattata una scintilla, un corto circuito tra Serpotta e Van Dyck; immediatamente ho compreso
la vastità delle possibilità espressive che sarebbero derivate
dall’inserimento del pittore di Anversa nello spettacolo.
Da quel momento è iniziato un lento, appassionante lavoro di messa a punto dell’intreccio narrativo, basato su accurate ricerche d’archivio che hanno permesso la stesura di un testo filologicamente corretto, eppure libero nella rielaborazione del pensiero dei personaggi:
Van Dyck appunto, il Vicerè Emanuele Filiberto e il Cardinale Giannettino Doria.
Ne è scaturito uno spettacolo di grande complessità stilistica, che poggia oltre che su una drammaturgia molto articolata, su una solidissima colonna sonora originale,
composta con passione e sensibilità, accostando sonorità antiche e moderne,
incrociando contaminazioni culturali che spaziano lungo tutto il bacino del Mediterraneo.
Lo spettacolo vive inoltre di scenografie imponenti, firmate da un maestro del cinema italiano, che ha progettato e realizzato gli ambienti ideali per dare respiro e importanza
a questo nuovo progetto di Festino, così fortemente teatralizzato.
Anche quest’anno, il percorso del carro è stato accuratamente amplificato per permettere a quasi mezzo milione di palermitani di seguire la rappresentazione da qualunque punto del percorso,
dal Palazzo Reale fino ai Quattro Canti. Uno sforzo creativo e produttivo rilevante,
che il 14 luglio trasforma Palermo nel palcoscenico più grande d’Italia.