Testo originale di Luca Masia
interpretato da Franco Scaldati
coreografia di Daniel Ezralow
scenografia di Luigi Marchione
costumi di Margherita Palli
musiche di Mario Saroglia
luci di Aldo Solbiati
regia di Davide Rampello
E quattro. Visti così, uno accanto all’altro, i nostri festini sembrano quattro capitoli separati, quattro storie diverse, distanti tra loro. In realtà, sono quattro episodi legati da un comune linguaggio narrativo.Un percorso che è iniziato con la poetica del primo anno, rigorosamente ancorata all’interpretazione storica degli avvenimenti, è proseguito con le teatralizzazioni del secondo e del terzo anno, ed è giunto infine a quest’ultimo capitolo, il più incisivo, maturo e intenso. Si tratta di uno spettacolo che si basa su un impianto drammaturgico che combina un registro poetico, puramente verbale, con uno dinamico, visivo e fisico. Due anime che si integrano e non possono fare a meno l’una dell’altra: il testo del Narratore, interpretato in lingua palermitana e portato in scena da un poeta come Franco Scaldati, e le coreografie elaborate da un altro poeta, questa volta del linguaggio del corpo, come Daniel Ezralow. Sono felice che i nostri festini siano quattro, perché quattro è il numero magico di Palermo. Quattro le doti della sua Santa, quattro i suoi Canti, come quattro gli Elementi, gli Evangelisti, le stagioni, i venti… Quattro è il numero giusto: non uno di meno, non uno di più. A questo punto, mi piace ringraziare quattro persone. La prima è Davide Rampello, regista, direttore artistico, anima e punto di riferimento di queste avventure così importanti per la mia vita; poi Franco Scaldati, per aver accettato di lavorare con noi e avermi lasciato entrare nei suoi pensieri; Daniel Ezralow per lo stesso motivo e la città di Palermo, per aver inventato una festa come questa e avermi permesso di metterci mano.
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“14 luglio 2006, va in scena il nostro quarto Festino di Santa Rosalia. Sembrava impossibile riuscire a elaborare quattro chiavi interpretative diverse, ma ugualmente interessanti, di una storia che si ripete ormai da quasi quattrocento anni. Eppure ci siamo riusciti, grazie alla forza di una squadra che ha saputo rinnovarsi trovando al proprio interno le risorse e le energie creative per reinventare il proprio mondo e creare immagini, parole, contenuti sempre nuovi. Questo spettacolo segna infatti un ulteriore punto di svolta con la tradizione del festino, introducendo un linguaggio espressivo che nasce dalla combinazione di una visione poetica, rarefatta e verbale, con un impianto visivo composto da coreografie, scene e costumi di assoluta eccellenza. Come dicevo, uno spettacolo nuovo, che pur restando ancorato alla tradizione della festa e allo spirito della città, propone una chiave di lettura nuova e inedita, basata sulla visione della peste come momento universale, al di là dei luoghi e delle epoche. Uno spettacolo colto, ma impregnato di cultura popolare, grazie soprattutto alle parole del Narratore che tratteggiano un intenso viaggio poetico. Parole portate in scena da un maestro come Franco Scaldati, che ha reinterpretato e adattato il testo originale in lingua palermitana; non un dialetto, ma una vera e propria lingua, miscuglio di sonorità italiche, idiomi arabi e reminiscenze greche. Lo spettacolo poggia su una drammaturgia che vuole essere un tributo sincero alla potenza della fede, al miracolo quotidiano della sua forza salvifica. Fede che si esprime attraverso una tensione spirituale capace di accomunare il genere umano, creando un’unica grande mente che dialoga con l’al di là, il magico, il sacro, l’ineffabile, l’impossibile. Fede che diventa pratica quotidiana attraverso la religione, dal latino religo, re-ligàre, unire insieme; una forza capace di tenere unita la comunità degli uomini, rammendarne le slabbrature, ricucirne gli strappi, unire anche nelle differenze.”
Davide Rampello
“L’anno scorso sono tornato a Palermo dopo tanti anni e ho trovato una città molto cambiata. Sempre caotica e confusa, però piena di vita, di idee, di sentimenti. Una città di contrasti, fatta di palazzi sontuosamente restaurati e di case abbandonate. L’impatto con il Festino è stato poi un’emozione travolgente. In questa festa unica al mondo, ho visto affiorare la doppia natura di Palermo: devota a una Santa che è anche una donna: una madre, una sorella, un’amante. Il nuovo Festino sarà giocato proprio sulla forza dei contrasti. Racconteremo della carne e dello spirito, di una guarigione collettiva prima sognata e poi voluta, cercata, da un popolo abituato alla dimensione magica della vita. Sarà uno spettacolo particolare, basato su una drammaturgia che ha fatto della peste un momento universale: la sintesi stessa dell’esistenza e della difficoltà di esistere. Dalle parole del Narratore prenderanno forma le mie coreografie. Le ho create con entusiasmo, sforzandomi di usare i “passi” per trasmettere emozioni e scavare nella mente dei personaggi. Ho cercato di giocare con la danza come la vita gioca con gli esseri umani, quando trasforma la gioia in dolore, la disperazione in felicità.”
Daniel Ezralow
“Quando un regista chiama uno scenografo generalmente è per pensare ad una scena, quando Davide Rampello mi ha chiamato e mi ha chiesto di occuparmi dei costumi per il Festino in onore di Santa Rosalia ho avuto un momento d’esitazione. Subito dopo mi ha intrigato… Pensare agli abiti per il Narratore, per i personaggi che raccontano la storia, per i ballerini di Daniel Ezralow, per i mimi che diventano sculture… Inizia cosi la mia avventura all’interno dell’evento: progettare dei vestiti che non sono vestiti o che sembrano sculture giocando con le cose, gli stili, il passare del tempo, le materie strane, giocare con il tempo e le materie antiche e moderne fare in modo che si vedano da lontano, rendere immobili i gesti, giocare con le forme sino a trasformare il tutto in un grande gioco moderno-barocco-assurdo. Oggi, mentre rielaboro con le mie collaboratrici Guia Buzzi e Valentina Dellavia i disegni in sartoria con tecniche antiche e strumenti moderni, ho capito perché un regista può chiamare uno scenografo a creare i costumi della festa della Santuzza! Ci lavoriamo pensando ad abiti che speriamo si trasformano in piccole scenografie all’interno delle grandi scenografie barocche della festa: l’uomo topo, l’aria e tanti, tanti altri.”
Margherita Palli
“Santa Rosalia è l’anima santa della città. E’ la santità dei palermitani dei vicoli della città bruciata dallo scirocco E’ il profumo del gelsomino sulle porte di casa E’ l’acqua e anice che si beveva nei chioschi Santa Rosalia è il fresco invocato nelle sere d’estate E’ il respiro dopo le fatiche del giorno Santa Rosalia è il miracolo…”
Franco Scaldati
“Ho lavorato al Festino di quest’anno con grande passione e sincero entusiasmo. Essenzialmente per due motivi. Il primo riguarda il fatto che lo spettacolo è del tutto inedito, basato su un impianto drammaturgico in equilibrio tra la poetica solitaria del Narratore e la forza collettiva delle coreografie. Un cammino nuovo, da percorrere senza certezze: provando, sperimentando, riprovando. In questo viaggio creativo e professionale, si è inserito il secondo motivo di entusiasmo: la possibilità di lavorare sugli elementi del gioco e del mistero, dunque della sorpresa, realizzando scenografie ispirate agli antichi diorami. Ho avuto la possibilità di costruire dei piccoli sogni, realizzando grandi scatole magiche. Giardini, figure allegoriche, statue, elementi naturali, tutto questo e molto altro ancora apparirà e scomparirà a Palermo nella notte del 14 luglio. E allora, come scriveva Giorgio Strehler nell’introduzione alla sua bellissima mostra sui diorami: “Entrino Signori e Signore… Qui vedranno cose straordinarie, spettacoli di magia, tanto più magici quanto più veri, fatti con un niente per farci entrare nel regno intangibile della fantasia…”
Luigi Marchione
“Appena Davide Rampello mi ha presentato il progetto del nuovo Festino, ho capito che avrei dovuto fare tesoro dell’esperienza maturata nelle edizioni passate per creare qualcosa di nuovo e diverso, che si adattasse al doppio registro narrativo dello spettacolo: da un lato la poetica “palermitana” del Narratore, dall’altro le coreografie di Daniel Ezralow, dal taglio modernissimo, ricche di trovate sceniche, sorprendenti ed acrobatiche. Tutto ciò, tradotto in musica, ha portato alla selezione di musiche del repertorio barocco e classico, che si legano ad altre dalle sonorità attualissime ed anche dal taglio estremo. Il tutto inserito, mediante un gioco di contrasti a volte molto forte, nel contesto storico dell’epoca della narrazione. Dal lavoro di ricerca e di composizione è scaturita una colonna sonora che, almeno nelle intenzioni, sfugge alla coerenza formale, per cercare un impatto più sorprendente, che trovi la sua forza proprio nel contrasto tra gli stili. Debussy e Massive Attack, il Carro Barocco e i corpi dei ballerini appesi al trapezio elastico, Mozart e Bjork, musica antica ed elettronica sperimentale convivranno quindi sul palcoscenico la sera del 14 luglio, per dare forza ed attualità al racconto della vita e dei miracoli della Santa più antica e più moderna di Palermo.”
Mario Saroglia