VITA DEL SERPOTTA

Testo originale di Luca Masia
interpreti Mariano Rigillo (2003), Ludovico Caldarera (2004)

scene e costumi di Fabrizio Lupo
regia di Davide Rampello

 

Tutti sappiamo che per modellare le forme, l’impasto non deve essere né troppo molle né troppo duro, non troppo umido ma nemmeno troppo asciutto.
E allora, come va fatto?
Dipende, signor notaio.
Dipende dal momento, dallo stato d’animo.
Lavorare lo stucco richiede sveltezza di esecuzione e capacità di immaginazione. Sì, perché l’artista deve immaginarsi come verranno le cose: quando facciamo una statua, specie se grande, dobbiamo disporre un’armatura interna grossolana ma perfetta. Sopra ci mettiamo uno strato di materia così sottile da non permettere pentimenti o ripensamenti. Gli errori che prima sussurravano, con lo stucco urlano: vengono fuori tutti, come quando si vernicia un muro mal levigato e ci si illude di lisciarlo col bianco della pittura.
Già, il bianco.
Quanto bianco hanno respirato i miei occhi! …

***

… Tra noi e Dio ci sono loro: i bambini.
Quante ore ho passato a osservarli! Quando ridono di niente e quando mettono il broncio per ricevere attenzione, quando giocano con la loro ombra o inseguono la polvere illuminata dal sole. Non era l’innocenza o la sincerità o la semplicità a colpirmi nei loro sguardi, ma la presenza della vita. Che è cosa ben reale, signor notaio, ma inafferrabile, invisibile.
Nei bambini io vedo la vita! Posso toccarla, accarezzarla, coglierne i volumi, le proporzioni e poi modellarla con lo stucco, affinché tutti possano vederla come l’ho vista io.
E’ mai stato nell’Oratorio di San Lorenzo? Intorno alla Natività del maestro Caravaggio e agli altri dipinti sulla vita di San Francesco e il martirio di San Lorenzo, c’ho messo tutta la vita che potevo. Sembra che i putti siano lì lì per staccarsi dalla parete e volare via per andare a giocare altrove.
Le loro espressioni sono la vita. E quanta poesia c’è in un bimbo che sbadiglia, o in uno che tira su col naso…

***

Voi uomini di legge cercate sempre la verità. Pensate che sia la massima aspirazione dell’uomo.
Però, alla verità io preferisco la fede, che è credere nella verità.
Una verità che non si vede, ma c’è.
Un artista, con gli occhi dello spirito, vede sempre qualcosa.
Nostro Signore si è incarnato nel figlio per rendersi visibile, così in un bimbo che gioca vedo un angelo, in una donna che allatta una Madonna, in un uomo che lavora Dio.
“Beati i vostri occhi, perché vedono”, dice Matteo.
Le immagini non sono la realtà, ma rappresentazioni di oggetti assenti.
L’immagine non ha mai bisogno della realtà. La sua presenza svela l’assenza.
Se noi uomini non avessimo potere sulle cose assenti ce ne staremmo aggrappati alla realtà come sanguisughe, come edera al muro.
Moriremmo, se quel muro dovesse crollare.
Moriremmo, se smettessimo di vedere…

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