ALCANTARA La materia dell’arte

La chiave è non lasciarsi intimidire. Occorrono nervi saldi per alzare lo sguardo al cielo e osservare il volo della prima navicella spaziale. L’umanità si fa stretta e cerca di entrare nella Vostok 1 di Yurij Gagarin. Il corpo del cosmonauta russo sembra annegare nella tuta arancione; lui osserva dall’alto mentre noi lo seguiamo dal basso, con gli occhi della mente. Siamo tanto piccoli, ma ciò che stiamo facendo è grande. Per la prima volta l’uomo stacca la propria ombra da terra e vola oltre l’atmosfera. Un viaggio storico, nella primavera del 1961.
Il tragitto intorno all’orbita terrestre dura come una partita di calcio con qualche minuto di recupero. Giusto il tempo per dire frasi che rimarranno nella memoria. Ad esempio: “Il cielo è nero lungo il bordo della Terra; vicino all’orizzonte c’è una bellissima aureola azzurra”. Yuri Gagarin vede il pianeta azzurro e da quel momento iniziamo tutti a chiamarlo così, come un grande mare con qualche isola in mezzo. Dev’essere stato bellissimo anche vedere la Terra senza confini. Per la prima volta, dopo un paio di milioni di anni.
Nello stesso periodo, in Giappone, un giovane ricercatore chimico si laurea all’università di Nagoya. Si chiama Miyoshi Okamoto, ed è un genio. Viene subito assunto dalla Toray, un’azienda piena di geni. Per dire, avevano inventato il Rayon, la fibra derivata dalla cellulosa che sembra una seta trasparente naturale. Il laboratorio è sull’isola di Shikoku, nella parte occidentale del paese. Il compito di Okamoto è lavorare sui materiali del futuro: l’acrilico e il poliestere. Anche il giovane ricercatore inizia un viaggio spaziale, ma nell’infinitamente piccolo delle molecole di nuove fibre sintetiche. È facile immaginarlo con lo sguardo puntato all’ingiù, incollato alla lente del microscopio, mentre il resto dell’umanità guarda all’insù, verso le navicelle spaziali americane che si stanno avvicinando alla Luna.

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