BDT La prima linea di difesa

La nostra base è in un luogo isolato. Se mi chiedessero dov’è, non saprei rispondere. Viviamo all’interno di un gruppo di container, in una struttura che sembra una cava dismessa.
La nostra camerata è un ambiente prefabbricato in legno truciolare rivestito di plastica. Tutto molto funzionale ed economico. Povero, in confronto al valore degli equipaggiamenti. Le brande sono disposte una accanto all’altra. Sul pavimento, anch’esso rivestito di plastica, si rincorrono grovigli di cavi elettrici che alimentano gli oggetti della modernità. Sofisticate attrezzature elettroniche ci tengono in contatto con il mondo.
Abbiamo allestito una palestra all’aperto tra i container. Uno zaino riempito di indumenti e pietre, appeso al montante di un’impalcatura, è il nostro sacco da pugilato. Poi c’è una panca in ferro e legno. Abbiamo conficcato nel terreno due ritti metallici e un tubo fa da bilanciere. I pesi sono blocchi di cemento di varie dimensioni con putrelle ripiegate all’interno.
Ci teniamo in esercizio e attendiamo il nostro momento. Tutt’intorno la natura sembra assente. C’è solo questa fetta di montagna sventrata che fa da sfondo al campo. L’aria è ferma, quasi sempre immobile. Sotto di noi si distende una vasta pianura deserta. A turno ci mettiamo in osservazione con i nostri binocoli, giocando a individuare forme di vita animali o umane.
Vediamo solo terra polverosa, indurita dall’assenza di acqua.
– Se vi piace l’acqua, vi piacerà dove andremo, – dice il comandante in tono allegro.
– Andiamo in missione? – chiede uno degli incursori.
– Andiamo in missione, – risponde il capo. – Tra mezz’ora tutti in sala comando. Fate girare voce.
Usiamo il termine “sala comando” con un pizzico di ironia. Si tratta infatti di quattro pareti dello stesso materiale decadente della camerata, un tavolo di formica recuperato chissà dove, una manciata di sedie precarie. Preferisco stare in piedi, in fondo alla stanza. Sono sempre stato un ragazzo da ultimo banco.
Lo squallore dell’ambiente cambia all’improvviso quando si prepara una nuova missione. Le pareti si riempiono di carte topografiche, immagini satellitari, foto segnaletiche di potenziali nemici. Lo schermo del monitor prende vita e mostra i filmati del territorio registrati dai droni. Anche il tavolo è colmo di appunti, telefoni cellulari, apparecchiature radio e computer portatili che si connettono al resto del mondo.
Il comandante prende la parola. È stato dappertutto ed è sempre tornato a casa. Ammiro molto la sua calma intelligente, credo che sia la sua arma più letale. Ha inoltre la capacità di creare il tempo. Quando l’azione prende una brutta piega il comandante trova sempre un istante nascosto, perso tra le pieghe degli avvenimenti. Un tempo ritrovato, che gli permette di prendere la decisione migliore.
– Come dicevo, ci aspetta l’acqua. Tanta acqua.
Siamo addestrati ad agire in qualsiasi condizione, ma ognuno di noi ha le sue preferenze. Ci sono incursori che amano volare, altri che si muovono in montagna come stambecchi. Io sono nato in riva al mare, l’acqua è il mio elemento.
– Gli insorti hanno sequestrato un nostro agente, – prosegue il comandante. – I servizi pensano che sia tenuto prigioniero in un cascinale.
Tutti osservano il comandante mentre indica un punto sulla carta topografica appesa alla parete. Valutiamo la distanza dalla nostra base. Sembra dall’altra parte del mondo.
– È il delta di un fiume, – dice il nostro tiratore scelto.
Si chiama Pecco ed è una specie di fisico matematico prestato alle forze speciali. Un ragazzo di una calma impressionante. Trenta battiti a riposo, sotto pressione credo che il suo cuore non superi i sessanta. Il respiro è sempre lento e profondo. Averlo in squadra è una sicurezza. Il suo spotter si chiama Tell. Militare esperto, tiratore infallibile. Come Guglielmo Tell saprebbe centrare una mela sulla testa del figlio. Quando legge gli strumenti cerca solo conferme. Misura d’istinto le distanze, la forza del vento, la densità dell’aria. Anche lui è un genio, calcola tutto a mente e non sbaglia mai.
– Ci aspetta un clima soffocante, – prosegue il comandante. – Dovremo diventare gocce d’acqua. Acqua nell’acqua.

 

È con orgoglio che desidero presentare questa importante pubblicazione, volta a raccontare la nascita e lo sviluppo di Beretta Defense Technologies (BDT), un’alleanza strategica di aziende facenti parte del Gruppo Beretta Holding, a supporto della community della difesa e delle forze di polizia.
Nata dall’idea e dalla sapienza artigianale di Bartolomeo Beretta, la Fabbrica d’Armi Pietro Beretta è la più longeva di questo gruppo di aziende, che ora si appresta a celebrare i cinquecento anni di attività come fedelmente attestato da un atto di vendita di canne da archibugio del 1526, conservato presso l’Archivio di Stato di Venezia. Quattordici generazioni: una unicità nel panorama delle famiglie industriali del pianeta, della quale io sono fiero rappresentante, con i miei figli Pietro e Franco e i miei nipoti Carlo Alberto e Maria Teresa, che ne continuano la tradizione.
All’iniziale offerta di armi, ottiche, sistemi di puntamento, equipaggiamento e accessori, si sono aggiunte nel tempo le munizioni, dando così piena concretezza allo sviluppo di un sistema capacitivo integrato.
Ognuna delle aziende BDT vanta un duraturo e inscindibile legame con le istituzioni delle forze armate e di polizia del rispettivo paese e del mondo, mettendo a disposizione competenze, risorse economiche e focalizzazione verso lo sviluppo di soluzioni efficaci ed economicamente sostenibili.
BDT si propone, infatti, come l’interlocutore ideale per i reparti delle forze armate e di polizia che vogliono avere un partner capace di offrire e sviluppare soluzioni specifiche per le esigenze dei propri operatori. Tutto questo è possibile grazie all’ampio know-how delle varie “anime” di BDT, dalle armi alle munizioni, dalle ottiche all’abbigliamento.
Le aziende di BDT sono impegnate in progetti di forte innovazione ed evoluzione dell’offerta in tutti gli ambiti, per ripetere e superare i tanti successi registrati negli anni. Questo libro ne traccia un profilo e ne racconta le loro unicità distintive.
È proprio la storia di queste realtà, che fanno parte oggi di BDT, che vuole narrare il libro, sebbene l’integrazione di nuove società continuerà anche in futuro per perseguire l’obiettivo di espansione del Gruppo.
Dalla lettura scoprirete come i prodotti BDT siano diventati degli standard di riferimento nella storia, nel design e nell’evoluzione della tecnologia a livello mondiale, dai materiali ai processi produttivi, e che han- no oltrepassato le specifiche militari, come nel caso della mitica Beretta M9, che ha conquistato i mercati di tutto il mondo, o il fucile tattico M4 Benelli, in dotazione al corpo dei Marines americani, o il binocolo M22 della Steiner, largamente utilizzato nell’operazione Desert Storm.
Una storia che è fatta anche di uomini che si addestrano per difendere la pace nel mondo e la sicurezza del cittadino grazie al supporto dei prodotti e delle soluzioni che il gruppo di aziende di Beretta Defense Technologies può garantire.
Seguiremo le forze speciali mentre svolgono un rigoroso addestramento in ambienti difficili, e scopriremo come utilizzano attrezzature speci- fiche in una vasta gamma di contesti – urbani, zone umide, foreste o deserti –, a testimonianza della dedizione di questi valorosi professionisti.
Il tutto supportato da una presenza fotografica di spicco, che rappresenta in modo realistico gli scenari di addestramento e di azione sul campo e consente, allo stesso tempo, di apprezzare l’impiego dei prodotti, dei materiali e della tecnologia di BDT. Forte di queste capacità, BDT rappresenta oggi un sicuro punto di riferimento per le più importanti agenzie governative del globo. Sì, perché, come recita il titolo del libro, BDT vuole veramente rappresentare con la sua offerta la prima linea di difesa.

Ugo Gussalli Beretta

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