BIANCHI INDUSTRIAL Cento anni di vita in moto perpetuo

Il fango sul greto del fiume si stava asciugando. I raggi obliqui del sole lo intiepidivano dopo le nebbie dell’inverno. Un ragazzo camminava lentamente costeggiando il corso d’acqua; superava le ultime case di Olgiate Olona e chinava la testa sotto le fronde di un salice. Scansava i cespugli di rovi, sfiorava i tronchi snelli delle robinie e gli arbusti di sambuco. Il sole sembrava sospeso sulla pianura, come aggrappato all’aria. Il giovane osservava l’acqua del fiume che accelerava sotto il ponte in pietra, come se prendesse la rincorsa prima di gettarsi contro la ruota del mulino. Portava una camicia chiara, il colletto sbottonato, le maniche arrotolate sui gomiti. Aveva le spalle larghe, la mascella decisa, i capelli chiari tagliati corti; il passo calmo di chi ha forza e tempo.
Aveva incrociato un vecchio di Olgiate curvo sulla canna da pesca. Lo aveva salutato per primo, con un movimento lieve della mano. Il vecchio aveva risposto sfiorando con le dita la tesa del capello. Il ragazzo era stato attratto dal movimento dei pesci nella corrente. Si era fermato a guardare l’acqua e a pensare alla vita che lo attendeva. Sembrava scorrere come un fiume: il passato alle spalle, il futuro a valle. Ma era davvero così? Le novità — per i pesci — non vengono forse da monte, trascinate dalla corrente? Forse, per andare verso il futuro, occorreva nuotare controcorrente.
Il ragazzo aveva poi ripreso a camminare fino al mulino. Aveva salutato gli uomini che sollevavano e spostavano pesanti sacchi di farina. Si muoveva come a casa: era il figlio del proprietario. Il padre stava regolando la tramoggia e si chinava a osservare il movimento circolare, lento e uniforme del palmento in pietra. Stava macinando del grano tenero locale che si chiamava proprio Olona. Ma il mulino macinava anche mais e segale. Cambiando palmenti frangeva le olive. Certe volte il padre ordinava agli operai di collegare l’asse della ruota al maglio; allora il mulino serviva per battere la canapa e addirittura segare il legno. Era uno dei tanti mulini della valle Olona. Erano lì da secoli, fin dall’Alto Medioevo. Ce n’erano una ventina nel solo territorio di Olgiate, più di cento disseminati lungo il corso del fiume. Vere e proprie fabbriche. Opere d’ingegneria idraulica e meccanica al centro di un tessuto industriale che stava cambiando il volto agricolo della pianura. Il mulino catturava la forza dell’acqua e permetteva di conciare le pelli, muovere i telai, battere le fibre, forgiare i metalli. All’inizio del Novecento, era il volto ancora antico della moderna industria lombarda.

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