BUITONI La famiglia, gli uomini, le imprese.

Da sempre, l’inverno rigido dell’alta Valtiberina segna l’umore degli abitanti di Sansepolcro, costretti a fare i conti con un’esistenza sempre uguale, fatta di uno strano miscuglio di sentimenti sospesi tra il ricordo di un glorioso passato e le ristrettezze di un presente senza prospettive.
Ma appena il sole di primavera ricomincia a scaldare i muri delle case e i cuori della gente, un soffio lieve di gioia sembra spargersi nell’aria. Dopo mesi passati con le ossa impregnate d’umido e le narici soffocate dal fumo dei camini, la vita riprende nei campi, i giovani s’incontrano in piazza, i vecchi discutono, le donne tornano a camminare indaffarate raso i muri.
Una coppia, non più giovanissima, cammina lentamente verso il borgo di Sansepolcro, percorrendo una stretta strada di campagna. Parlano a bassa voce. Il sole è alto nel cielo. A un tratto, l’uomo si ferma per togliersi la giacca. Ha caldo. Poi si volta verso il fondo della strada, attratto da una nuvola di polvere sollevata da un cavallo lanciato al galoppo. Anche la donna si volta verso il cavallo e il suo cavaliere: le sembra di assistere a un miracolo, una novità venuta da chissà dove.
L’uomo a cavallo vede la coppia. Sprona l’animale con un rapido colpo di tacco e punta verso di loro. I due compiono mezzo passo indietro verso il ciglio della strada. L’uomo si toglie il cappello e la donna abbozza un mezzo inchino. Il cavaliere è un soldato dell’esercito di Ferdinando III di Lorena, il granduca di Toscana. Sorride e porta l’indice della mano destra verso la fronte mentre sfila al passo davanti alla coppia. Il cavallo sbuffa, poi riparte al galoppo spronato dal militare che lo spinge oltre la valle.
L’uomo e la donna si prendono per mano e ricominciano a camminare verso Sansepolcro. Lui è Giovanni Battista Buitoni, un barbiere di cinquantotto anni; lei è sua moglie, Giulia Boninsegni, una ricamatrice di vent’anni più giovane.

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