Pantelleria è uno scoglio vulcanico che emerge dalla profondità di 2000 metri.
Dal mare alla Montagna Grande, quest’isola è un insieme di ecosistemi, con terreni fertili che permettono coltivazioni d’eccellenza.
Ma c’è qualcosa che cresce anche senz’acqua e senza terra, sui muri, nelle pietraie, nelle fessure delle rocce:
il cappero di Pantelleria!
Qui mi sento come a casa!
Il cappero di Pantelleria è uno dei simboli dell’isola. Emanuela ha raccolto l’eredità del padre e oggi gestisce l’azienda agricola di famiglia. Vicino alle viti, agli olivi e agli agrumi crescono rasoterra i suoi capperi…
Fiori eleganti, tonalità bianche e rosa, riflessi violacei. Le piante formano grandi cespi di rami cadenti e si sono adattate perfettamente al terreno vulcanico e al clima caldo e ventoso di Pantelleria.
Ciò che si raccoglie nei mesi estivi, non è il fiore e nemmeno il frutto della pianta; ma il bocciolo! Il “bottone florale”, quando è ancora chiuso.
Si stacca a mano, al mattino presto, prima che il sole lo schiuda. Poi si dispone in grandi mastelle di legno con il sale marino.
La regola vuole che si aggiunga il quaranta per cento di sale e che resti a riposo per quaranta giorni. Al termine della “quarantena”, i capperi vengono nuovamente salati e infine conservati per anni e anni, in contenitori naturali di legno o vetro.
Quando li acquistate, fate attenzione che siano veri capperi di Pantelleria Igp!
Cosa sarebbe la nostra cucina senza i capperi? Non avremmo la pizza napoletana e nemmeno gli spaghetti alla puttanesca. E neppure il “pesto pantesco”, con pomodori, origano, olio e capperi di Pantelleria!
Dalla nostra “isola più a sud” ai piatti di tutto il mondo.
Questa è l’Italia della qualità!
Bene, ora è tempo di andare.
Ci aspettano altri paesi e altri paesaggi.
Venite in Sicilia, a Pantelleria; ma non come turisti – mi raccomando – come ospiti!