IL FORMAGGIO DEI MONACI

Nel XII secolo questa distesa pianeggiante era una palude. I monaci l’hanno bonificata e coltivata. E hanno inventato le marcite, geniali opere d’ingegneria idraulica.
Hanno incanalato l’acqua delle risorgive, che scorre lungo la naturale pendenza del terreno con un velo d’acqua sempre in movimento. Il prato è rigoglioso anche in inverno e il foraggio fresco disponibile tutto l’anno!
La storia dei monaci di Chiaravalle è dipinta anche negli affreschi dell’abbazia. Una vita di preghiera e di lavoro. Ora et labora, la regola benedettina…

Qui mi sento come a casa!

Questo paesaggio fa da sfondo alla comunità dei monaci cistercensi di Chiaravalle. Vivono secondo la Regola: la preghiera e il lavoro. Proseguono la tradizione che ha generato le arti e i mestieri, ispirato la nobiltà del fare.
Anche il Grana Padano l’hanno inventato loro. Ottocento anni fa lo chiamavano caseus vetus: il primo formaggio “invecchiato”.

Il foraggio delle marcite nutriva le vacche e per conservare il latte i monaci hanno iniziato a cuocerlo, a unire il caglio, a stagionarlo…
Nella bottega dell’abbazia c’è il Grana Padano, ma ci sono anche tantissimi altri prodotti confezionati dai confratelli di tutta Europa. Mieli, birre, dolci, cosmetici naturali… I monasteri continuano a essere centri di preghiera e di cultura del lavoro.
L’abbazia di Chiaravalle è rimasta un’azienda agricola.
Il mulino ad acqua è stato restaurato ed è perfettamente funzionante. Macina in pietra, strutture in legno e poi acqua corrente, linfa vitale di un’agricoltura in armonia con l’ambiente.
All’esterno del mulino c’è l’orto dei semplici dove si coltivano erbe officinali. Le stagioni scorrono sulla terra dell’orto, ma il tempo rimane ancorato ai valori della Regola.
Un tempo eterno, di preghiera e di lavoro; scandito dalle campane della Ciribiciaccola, suonate come sempre a mano dai monaci.
Un suono che vale la pena di ascoltare: è il richiamo della qualità!

Bene, ora è tempo di andare.
Ci aspettano altri paesi e altri paesaggi.

Venite in Lombardia, nell’Abbazia di Chiaravalle; ma non come turisti – mi raccomando – come ospiti!

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