Durante la notte, il vento e la pioggia avevano tormentato i paesi della costa, ma poi, verso la fine della mattinata, il sole si era alzato oltre le nuvole ancora gonfie d’acqua. Sembravano appoggiate sul mare. Adesso, nel primo pomeriggio, l’orizzonte è diventato una linea nitida che offre un solido punto d’appoggio allo sguardo dei due uomini che si sono appena stretti la mano nel giardino della villa. Entrano in casa e si muovono con gesti lenti e misurati all’interno di una grande sala piena di quadri appoggiati alle pareti. Il tavolo rotondo al centro della stanza è ingombro di fogli bianchi, barattoli di colore e pennelli di ogni dimensione.
– Quanto tempo ti occorre? – chiede Picasso.
– Non molto, – risponde il sarto italiano. – Nel corpo umano non ci sono tante misure da prendere.
– Già, – dice Picasso con un accenno di sorriso. – Ti serve molto spazio o va bene qui?
– Va bene qui.
– Allora restiamo qui. Così, dove lavoro io lavori anche tu.
Pablo Picasso e Michele Sapone sono nella villa chiamata La Californie, sulle alture di Cannes, nell’atelier che diventa sala da pranzo semplicemente spostando il materiale da lavoro e appoggiandolo a terra o sulle poltrone in pelle, con i braccioli bruciati dai mozziconi di sigaretta. Picasso ama questa stanza che racchiude il suo mondo. Il luogo ideale dove realizzare i sogni: un ambiente caldo e rassicurante, composto di cose abituali, oggetti che – come vecchi amici – fanno da sfondo alle novità della vita.
Picasso non butta via niente; tiene tutto accanto a sé e pretende che tutto sia sempre a portata di mano. Nel suo mondo interiore, le cose del passato assumono valore perché la loro storia le rende preziose.
Di solito, quando le persone di una certa importanza si fanno prendere le misure da un sarto, parlano molto. Sono a disagio e per questo parlano, come per scacciare il timore del giudizio. Ma le misure perfette sono un sogno impossibile, e forse neanche desiderabile. Il sarto non giudica mai i difetti della sua clientela, al contrario li ama; se gli esseri umani fossero perfetti, non ci sarebbe spazio per l’arte di riequilibrare le proporzioni e restituire armonia al corpo. Tutto il lavoro del sarto è un grande elogio dell’imperfezione. Le misure sono individuali come le impronte digitali e cambiano con il passare del tempo; il corpo manifesta sempre all’esterno ciò che lo muove all’interno.
Michele Sapone ha un particolare talento per cogliere questi segnali nascosti. E’ un artista dell’ascolto. Sente nel corpo che deve vestire i desideri più segreti, intuisce quali saranno i colori e i tessuti che potranno dargli gioia; sa realizzare nel taglio quell’esattezza di forme che la vita finisce spesso per negare agli esseri umani.
Sapone non parla mai quando prende le misure. Tace anche adesso che sta misurando Pablo Picasso, l’artista che forse più di ogni altro desiderava conoscere. Ma in questo momento, l’artista è lui.
Sul suo taccuino, scrive:
Picasso: 44.68 – 23.56.52 – 94.63.51 – 47.
“La foto di Picasso sorridente in mutande che attende di provare un abito tagliato e cucito da Michele Sapone, mi diede il senso, la misura, di quanto loro, i Sapone, considerassero naturali e normali le esperienze così straordinarie della loro vita.
Dipinti, quadri, lettere, foto e soprattutto racconti, tanti racconti. Memorie di anni difficili, vissuti con sentimento ed entusiasmo, partecipi coscienti di una stagione tra le più felici del Novecento europeo.
Queste cose ho raccontato per molti giorni a Luca Masia, con il quale ho vissuto, creato, momenti bellissimi della mia, della nostra vita. Alla fine Luca ha deciso. Nei mesi passati ha dedicato tempo ed energie a studiare, conoscere, interpretare le storie del sarto di Picasso e della famiglia Sapone.
Sono, per questo, a lui molto grato. La sua appassionata scrittura restituisce la memoria sempre diversa di uomini che così sfuggono all’oblio del passato.”
(Davide Rampello, dalla prefazione del libro)
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Cannes, Villa La Californie, 1950, casa di Pablo Picasso. «Tu lavorerai per me, e io lavorerò per te», sono le parole del pittore al primo incontro con Michele Sapone, il sarto di origine italiana del quale Picasso aveva notato l’abito indossato da un amico.
Il pittore si fa prendere le misure. Ha capito che non è un semplice artigiano, ma un artista anche lui, a modo suo. Non usa la matita o il pennello, ma un centimetro, forbici, ago e filo. E poi le mani, certo, per accarezzare la stoffa prima di sceglierla, per farla scendere bene sulle spalle della giacca, per far sì che calzi alla perfezione sulla figura. Non quella disegnata dai tratti decisi di un pastello, né scardinata in rettangoli, quadrati e rombi dal maestro del cubismo, ma la figura che sta lì, respira e parla mentre lui è al lavoro. Il sarto deve vestirla quella figura, ma sa perfettamente che dentro c’è un’anima. La sua arte è quella di catturare quell’anima a farle assumere l’aspetto di una stoffa che arriva alla vista e al tatto, anche all’udito e all’olfatto se si fa attenzione , così da gustare la persona dal profondo alla superficie. Dall’intimo all’apparenza.
“Il sarto di Picasso” è il nuovo romanzo di Luca Masia (Silvana Editoriale) che esce in Italia e in Francia; un romanzo dalla struttura leggera nella formula del memoire, ma i suoi contenuti sono tali da rivendicare un posto nel grande libro della storia dell’arte.
(Anna Orlando, Il Secolo XIX del 14 ottobre 2012)
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Picasso 44.68 – 23.56.52 – 94.63.51 – 47. Sono le misure del genio spagnolo annotate da Michele Sapone, il sarto che vestì anche Severini, Giacometti, Hartung, Arp, Magnelli e molti altri artisti transitati per la Costa Azzurra.
La sua incredibile vicenda è raccontata da Luca Masia ne «Il sarto di Picasso» (Silvana) che verrà presentato oggi alle 18.30 alla libreria Centofiori di piazzale Dateo 5: una biografia che si legge d’un fiato, come un romanzo.
(Francesca Bonazzoli, Il Corriere della Sera del 20 novembre 2012)
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“Michele avrebbe imparato in fretta il mestiere di sarto e sarebbe stato un sarto per tutta la vita. Un bravo sarto; forse uno dei migliori. Fosse nato nella seconda metà del Novecento sarebbe potuto diventare uno stilista. Invece è diventato “il sarto di Picasso”, e di tanti altri artisti che hanno dato un volto al secolo della modernità. Lui li ha vestiti, e ogni abito l’ha cucito sui loro corpi come se avesse voluto vestirne l’anima, la personalità nascosta, quella che nessuno vede e che solo talvolta affiora dai loro quadri.
Nel frattempo, Picasso si è acceso un’altra sigaretta. Fuma in silenzio e ascolta i racconti di Michele, l’uomo che presto diventerà il suo sarto personale e uno dei suoi migliori amici. Tace e pensa che ben prima di imparare a cucire, Sapone aveva imparato ad ascoltare.”
“Il sarto di Picasso”, è la storia di Michele Sapone, sarto campano dall’esistenza ricca di incontri e amicizie eccellenti. Protagonista di un’epopea che è un vero e proprio invito alla lettura, elegantemente proposto da Luca Masia per Silvana Editoriale.
(Sara Rania, Booksblog del 19 ottobre 2012)