IL SIGNOR CHICCO La vita straordinaria di un uomo qualunque

Gennaio 2006. Un anticiclone atlantico si sposta verso nord mentre sull’Europa si consolida una profonda depressione. Il minimo barico richiama correnti artiche e provoca la discesa di imponenti masse d’aria fredda verso i Balcani e il Mediterraneo. Su tutta l’Italia settentrionale splende il sole, ma fa molto freddo.
A Como, i vecchi si rifugiano nelle osterie e dicono “l’è rivaa l’invern…” mentre i bambini giocano sul lungolago. Il 25 gennaio i primi refoli di vento arrivano dalle montagne della Valsassina e della Val Brembana, raggiungono il lago e increspano il pelo dell’acqua da Colico a Bellagio; poi s’infilano nel ramo del lago di Como e accarezzano Villa d’Este da un lato, le azalee di villa Catelli dall’altro. Proseguono fin dentro la città, agitando le acque dell’imbarcadero. La gente intirizzita si ferma volentieri al bar Monti a bere qualcosa di caldo. In quello stesso caffè, ogni mattina Pietro Catelli faceva colazione con un cappuccino bollente che beveva tutto d’un fiato. Solo lui ci riusciva, in estate come in inverno.
Subito dietro c’è la piazza del Duomo, dove due vecchi passeggiano con i cani al guinzaglio. Uno dei due dice:
– L’è frech…
L’altro sorride mentre accarezza il cane, poi alza gli occhi verso il cielo ancora limpido. Sembra cogliere segnali invisibili. Annuisce e aggiunge:
– Sta arrivando la neve…
Nella notte la temperatura scende a meno dieci; il mattino di giovedì 26 gennaio il cielo è coperto e il termometro rimane sotto lo zero. Il vecchio comasco aveva ragione. Verso le otto iniziano a cadere i primi fiocchi di neve. All’inizio sparsi, quasi timidi. Volano lievi e stentano a posarsi a terra, come se gradissero rimanere sospesi nell’aria. Poi si decidono a scendere, attratti dal gelo che già avvolge le strade, le case, le macchine, i rami degli alberi. A mezzogiorno la città è imbiancata. Pochi centimetri, ma i ragazzi che escono da scuola esultano e tornano a casa giocando a palle di neve.
Nel pomeriggio la situazione peggiora, i fiocchi si allargano e l’accumulo di neve aumenta a vista d’occhio. In serata i primi ghiaccioli cominciano a penzolare dai paraurti delle auto e dalle ringhiere dei balconi. Nella notte la nevicata continua incessante e assume proporzioni eccezionali. I fiocchi, leggeri e asciutti, si attaccano ovunque; illuminati dalle luci dei lampioni assomigliano a tanti lumini, alla polvere di stelle che si sparge nel cielo dopo i fuochi d’artificio. Gli spazzaneve non reggono il ritmo della nevicata che procede, senza sosta, al passo di due centimetri all’ora.
Il paesaggio diventa magico. Un cielo rossastro fa da sfondo al paese che sembra illuminato a giorno. Ovunque regna il silenzio. La coltre di neve ha messo a tacere gli uomini e le macchine. Solo ogni tanto, nella notte, si sente il rumore sordo di qualche ramo che si spezza sotto il peso della neve.

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