SISAL Ottant’anni di innovazione

Il vento gelido scivolava lungo il fianco della montagna e spazzava la valle. Una giovane coppia avanzava nella neve verso il confine svizzero. La donna teneva in braccio un bimbo avvolto in una coperta. L’uomo faceva strada, ogni tanto si voltava e diceva parole di incoraggiamento. Il vento le portava via.
Lui era Massimo Della Pergola, giornalista sportivo, triestino, ebreo. Nel 1938, in seguito alle leggi razziali, era stato licenziato dal giornale cittadino. Si era rivolto all’Ordine dei giornalisti ed era stato radiato dall’Albo. Dopo l’armistizio, insieme alla moglie e al figlio appena nato, aveva lasciato Trieste. Destinazione: la Svizzera.
La famiglia in fuga aveva raggiunto il lago Maggiore, poi i tre avevano attraversato lo specchio d’acqua a bordo di un traghetto e si erano inerpicati sulla montagna che li separava dal confine. Non sembravano persone baciate dalla fortuna. E invece, Massimo Della Pergola, Adelina Pinto e il piccolo Sergio raggiunsero la Svizzera proprio il 26 dicembre 1943, giorno di Santo Stefano. Un soldato ticinese andò incontro alla coppia, prese il bimbo in braccio e fece segno ai genitori di passare. Era appena giunta dal comando una disposizione secondo cui, nei giorni di Natale e Santo Stefano, sarebbero stati accolti come profughi anche i maschi adulti. Se Massimo Della Pergola fosse arrivato poco prima o poco dopo, sarebbe stato ricacciato. Invece varcò la frontiera e iniziò l’avventura della sua vita.

Fu internato nel campo di lavoro di Pont-de-la-Morge, nel Vallese. Le giornate trascorrevano lente sulle rive del Rodano. I rifugiati abitavano fredde baracche di legno e si dedicavano alla bonifica del fiume, scavando otto metri cubi di argine al giorno. Per continuare a vivere dovevano lavorare, senza smettere di pensare. Coltivare sogni, accarezzare un’idea di futuro. E così, Massimo Della Pergola iniziò a dare forma a un progetto che aveva in mente da tempo. Un grande Progetto, con la lettera iniziale maiuscola. Scrisse una grossa P sulla copertina di una cartellina e la riempì di fogli pieni di note e calcoli. Nello scenario sconfortante della guerra, la salvezza era immaginare paesaggi da abitare nel futuro. Quando gli uomini avrebbero cominciato a ricostruire ciò che avevano distrutto, sarebbe giunto il momento della ripresa. E siccome Massimo Della Pergola era un giornalista sportivo, non gli era indifferente che la popolarità del calcio potesse sostenere la rinascita dell’Italia. Il suo Progetto era infatti un concorso a pronostici calcistici, basato su un solido modello probabilistico.
Considerò le dodici partite del campionato di calcio (nel decennio successivo sarebbero diventate tredici) e le mise in colonna con tre possibili risultati. Poiché le cose non esistono finché non si dà loro un nome, chiamò 1 la vittoria della squadra di casa; scelse la lettera X per indicare il pareggio e il numero 2 per la vittoria in trasferta. Riempì interi quaderni di calcoli con potenze in base tre. Sequenze di moltiplicazioni tutte fatte a mano, neanche troppo difficili per una mente agile come la sua. Studiò nei minimi dettagli decine di migliaia di combinazioni possibili per indovinare il «dodici», sulla base di competenze calcistiche e un pizzico di fortuna.
Fin dall’inizio, Massimo Della Pergola aveva chiaro in mente che il nuovo concorso avrebbe potuto generare notevoli benefici. L’insieme delle giocate avrebbe costituito il fondo comune del totalizzatore: dalla somma complessiva sarebbero state trattenute le quote per l’organizzatore, lo Stato e i diversi soggetti coinvolti; il resto del montepremi sarebbe stato diviso tra i vincitori. Il concorso nasceva dalla precisa volontà di Massimo Della Pergola di sostenere la rinascita dello sport nazionale; al tempo stesso, offriva un’occasione di svago e una speranza a milioni di italiani cui la guerra aveva portato via tutto. Il Progetto P era un sogno, così vivo da sembrare vero.

 

Celebrare gli ottant’anni di Sisal è un traguardo importante, che racchiude una storia fatta di persone, innovazione e responsabilità. Un percorso che ci ha portati lontano, ma che continua a essere guidato dallo stesso spirito con cui tutto è iniziato. Fin dal 1945, quando tre giornalisti fondarono Sisal per sostenere la ripresa dello sport attraverso il gioco, la nostra forza è stata quella di saper guardare al futuro. Abbiamo innovato per rendere il gioco un’esperienza responsabile e sempre più vicina a un mondo che cambiava rapidamente, capace di creare valore per le persone e per la società.
In un’Italia che voleva rialzare la testa, Sisal ha scelto di fare la propria parte, promuovendo un’idea di impresa capace di generare valore non solo economico, ma anche sociale. Una responsabilità mantenuta nel tempo, contribuendo all’evoluzione sostenibile del settore e costruendo un modello di sviluppo attento a generare un impatto positivo per i consumatori, per le persone che lavorano con noi e per le comunità in cui operiamo.
Sisal ha accompagnato l’evoluzione degli italiani, diventando parte della loro cultura e simbolo di un Paese che cresceva e si modernizzava. Prodotti iconici come l’1X2 della Schedina e il SuperEnalotto testimoniano la nostra capacità di dare forma a un linguaggio condiviso, capace di andare oltre il gioco e di rappresentare un senso di identità collettiva.
Questo libro racconta tutto questo: il coraggio di innovare, la forza delle persone, la capacità di un’impresa di evolversi insieme al Paese. È un viaggio nello spirito di Sisal, ma anche un invito a guardare avanti — a riflettere su come i nostri valori, la nostra cultura e la nostra visione possano continuare a generare impatto nei prossimi decenni.
Oggi siamo un’azienda internazionale, con circa cinquemila persone, protagonisti della crescita di Flutter — gruppo leader a livello globale nel settore del gioco regolamentato — nel Sud Europa e in Africa, e con tante ambiziose sfide da affrontare.
Gli ottant’anni che celebriamo non rappresentano un punto d’arrivo, ma la base su cui continuare a crescere e a investire. Perché la storia di Sisal dimostra che il futuro non si aspetta, si costruisce, giorno dopo giorno, con idee e scelte che hanno la forza di durare nel tempo.

(Francesco Durante, Amministratore Delegato Sisal S.p.A.)

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