FAMIGLIA ZACCHERA Arte dell’ospitalità sul Lago Maggiore

Il generale se ne stava impettito sul pontile. Dietro di lui si accalcava una piccola folla. La corte dei fedelissimi, in viaggio con l’eroe.
Il maresciallo Berthier si era avvicinato a Napoleone. Erano amici. Bonaparte gli aveva assegnato lo stato maggiore dell’armata e la vittoria in Italia era stata anche merito suo. I due uomini si erano allontanati dal gruppo, come per cercare un momento di pace dopo i tumulti della guerra. L’acqua ferma del lago, appena sfiorata dalla brezza, sembrava sciogliere la polvere del campo di battaglia, il ricordo del combattimento. Respiravano quieti l’aria del mattino: atmosfera lieve, di serenità lacustre. Nel frattempo, una famiglia d’anatre scivolava sull’acqua e sfiorava la fiancata del battello ormeggiato al pontile. Joséphine de Beauharnais, prima moglie di Napoleone, era salita a bordo. Poi via via tutti gli altri, fino al generale.
La traversata da Stresa all’Isola Bella era stata breve, pochi minuti appena, scanditi dai colpi decisi dei remi. Napoleone era rimasto in piedi, a prua dello scafo. Distendeva lo sguardo e misurava l’ampiezza del lago, circondato dalle montagne. Alcune cime erano ancora innevate.
Sull’isola, l’amministratore di palazzo Borromeo sembrava invece nervoso. Camminava avanti e indietro nel cortile della villa. Dava ordini agli inservienti e non staccava lo sguardo dalla barca dei francesi, in avvicinamento. L’arrivo inatteso di Napoleone aveva colto tutti di sorpresa. Il conte era in missione presso la Santa Sede e non poteva onorare l’ospite. Toccava all’amministratore difendere la casa. Dal suo punto di vista, più che una visita, l’arrivo di Napoleone sembrava un assalto. All’arma bianca.

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